Testi critici & articoli

«Leona»: cuore, passione e talento. «L’arte? Una promessa di felicità»
di Angelica Siclari

«L’arte è una promessa di felicità». Parola di Monica Leonardo. Ed è proprio quella che si respira e si vede quando si entra nel laboratorio/studio in viale Matteotti dell’artista salsese. La visita al laboratorio offre molto di più: è un’esperienza immersiva fra dipinti dei formati più disparati, volti, ibridi fra uomo e animale, diari, opere plastiche in carta, legno, poliuretano e rete metallica chiamate «scatole», lavori in corso. Ma anche pennelli, matite, tavolozze trascendono la propria natura di attrezzi del mestiere facendosi arte.
Monica Leonardo, in arte Leona, è reduce dal successo della mostra «Bagliori», ospitata dalla Galleria Celestina di Fidenza in collaborazione con l’associazione culturale Jamais Vu, e dall’apertura al pubblico del suo laboratorio. Dopo 10 anni è tornata ad esporre ma in tutto questo tempo ha sempre proseguito la sua ricerca artistica.
«Dopo il diploma di Disegnatrice e stilista di moda ho avuto alcune esperienze nel campo della moda per poi passare allo studio di Gabriele Calzetti, dove ho lavorato nell’ambito della decorazione e nel restauro d’affresco – racconta –. Lì ho iniziato a dipingere, spinta dal desiderio di sperimentare tra i colori a olio e fusaggine, bitume, pastelli, malte di gesso, su pannelli di legno, carte e tele di juta, attraverso diversi passaggi dipingendo e levando il colore per dare trasparenza alla figura».
Poi tante altre esperienze artistiche, e adesso il ritorno in pubblico. «In questi ultimi 10 anni ho lavorato come operatrice sociosanitaria nel domiciliare, ho vissuto tante esperienze, il contatto con la gente proseguendo comunque il mio percorso artistico in privato. Ho riscoperto la natura che mi ha “aperto gli occhi” e ho deciso di riportare in pubblico le mie opere: ho acquistato una rinnovata sicurezza e ho capito che questa è la mia strada. Ero introversa, chiusa, adesso invece sono un’altra persona, ho fiducia in me stessa: in questi 10 anni ho imparato che fare del bene da’ senso alla mia vita e allora, mi sono detta, posso fare del bene anche attraverso le mie opere. Mi sento sempre più libera, ringrazio il mio lavoro, quello che mi ha dato e fatto conoscere».
«Per me sempre di più l’arte è una promessa di felicità. Ora la vivo come davanti a una cascata, rinasco, ogni cosa che vedo mi offre visioni interpretazioni nuove. Quando dipingo vorrei che la natura portasse beneficio alle persone che ritraggo. La mia è una necessità, un’avventura e una gioia inattesa», conclude Leona.

Gazzetta di Parma, 7 novembre 2022

Natura, uomo e colori dell’inquietudine
di Stefania Provinciali

Il diario della ragazza di King Kong, titolo emblematico per la mostra di Monica Leonardo, visibile alla Galleria Il Sipario di strada Cairoli, fino al 14 giugno. Titolo che racchiude sogni, passioni, scontri con la realtà come compete ad un diario scritto. In questo racconto per immagini sono due gli aspetti che emergono prorompenti, le scelte figurative e le scelte interiori, quelle che accompagnano la vita, con la vita si misurano e si aprono mettendo a nudo la parte più intima. Nella mostra, a cura di Roberto Bertorelli, con contributo critico di Marco Mirabile, c’è il percorso artistico degli ultimi anni che ha condotto Monica Leonardo verso una figurazione essenziale ma complessa nei significati, volta a cogliere aspetti precisi di un’azione o di un sentimento.
Il suo vivace inappagato interesse per il linguaggio pittorico l’ha poi indirizzata verso tecniche sperimentali legate all’utilizzo di legno, juta e carte; colori a olio, acrilici, grafite, fusaggine, bitume, pastelli, gesso, intonaco e quant’altro necessario per dare spessore all’immagine, renderla tattile e impregnata di colore, mai forte o squillante ma di sostanza.
I colori sono i colori dei sentimenti, delle sensazioni, delle esperienze nei rapporti fra essere umano e natura, fino a delineare, nelle forme e nelle combinazioni di materia e cose, tutte le inquietudini dell’essere. Un essere umano che si perde e si confonde con l’essere animale nella commistione di diverse; un essere umano che porta in sé il senso dell’altro come momento di forza, così in Ragazze che attraversano il fiume di notte, immagine dagli sfumati contorni dove il buio della notte si perde nella mano amica.
I soggetti sono spesso ricavati da circostanze autobiografiche, letture, esperienze di viaggio, perché per Monica un viaggio non è solo un tragitto, è anche osservazione, meditazione, espressi in un attraversamento di linguaggi che passano dal concettuale al figurativo in base al racconto. Dentro c’è il solleticante emergere dell’essere umano che si con la natura negli arti d’albero o nelle fattezze di un volto animale, non una maschera ma un perdersi fin là dove i mostri come King Kong si fanno piccoli e la giovane ragazza si trasforma in un ideale grattacielo coperto da un prato. Tra questi corpi in mutazione, dove l’ibrido diventa espressione di un contatto inevitabile con l’altro essere vivente, con l’animale piccolo o grande che sia, emerge il diario dei sentimenti che vanno dall’infanzia al ricordo di un’immagine, di un’emozione, toccando gli aspetti autentici della vita e dove la natura vegetale o animale che sia, ha un posto ben preciso, dai richiami ancestrali. Monica Leonardo, nata a Fidenza nel 1971, ha iniziato la sua attività lavorativa nel mondo della moda e del restauro. Dal 2000 il suo interesse per il linguaggio pittorico l’ha indirizzata verso le arti figurative con mostre personali e collettive.

Gazzetta di Parma, maggio 2011

I volti di Monica
di Alberto Mattia Martini

L’utilizzo della pittura come efficace strumento di analisi per sondare la profondità psicologica delle persone, il ritratto come espressione intima dell’anima, ma anche della vita, molto spesso territorio arduo ed enigmatico. Un rapporto profondo tra gli occhi del volto e quelli dello spirito, tra malinconia e raggiante emozione, per essere oggetto e soggetto di turbamento, di riflessione, d’innocente bellezza e seduttiva tentazione (…). I volti sono impassibili ma vivi e illuminati di luce della memoria, i visi aperti, gli sguardi pensosi e preoccupati di elucubrare nuove concezioni mentali. Sono ritratti che si compongono di un’intensa condensazione materica, generatrice e animazione di involucri luminosi; la sabbia, la carta, il colore e i ritagli di giornale vivono di una loro autonomia e nel medesimo istante vibrano di un’unione elegantemente inquieta. Le forme, scandite dal mistero dei sensi e dai sogni, liberano atmosfere chiaroscurali, come in una sfida cromatica tra il bianco ed il nero. Nei volti, che vivono e ricercano la loro origine, il tratto dei lineamenti è deciso ed intenso, anche se essi raggiungono la più intima comunicazione penetrando nella materia dalla quale sono attorniati. La Leonardo riesce quindi a far emergere la sua sensitiva potenzialità artistica, sa giocare sul fascino dei materiali e del chiaroscuro non in modo insulso ma attraverso un’atmosfera misteriosa e dissolvente, esente da ogni eccesso sa affrontare al meglio la sua realtà.
La pittrice parmigiana sembra trovare nell’introspezione personale il culto per la forma e per il segno, che diventano suono ed evocano lo sfogo liberatorio dell’immaginazione. Accogliendo senza riserve la propria sensibilità artistica e lasciandosi da essa guidare, non sacrifica la purezza del valore cromatico del bianco e nero. Monica riesce ad orientarsi soprattutto in direzioni di misteriosi dialoghi visivi, uditivi, tattili e verso la necessità di comunicare attimi di vita, lasciando uno spiraglio aperto all’inconscio.

Gazzetta di Parma, aprile 2003

Le donne di Monica Leonardo
di Stefania Provinciali

Operazione non facile quella sperimentata da Monica Leonardo, che già l’aveva posta all’attenzione con la tela grezza e col colore, una storia femminile di forte verità, di donne tutte uguali, di una bellezza eterea, straniante che guarda più alla pienezza interiore; di donne con i loro dubbi, le loro incertezze, ma sempre toccate da sfumature di esistenza impresse nei volti e nelle carni, e dunque destinate a suscitare emozioni forti e non solo il piacere di una visione. La mostra, dal titolo “Identità sospese”, indica un approfondimento di percorso da parte dell’autrice, negli atteggiamenti proposti, nelle scelte formali, nella combinazione dei colori dove ciascuno ha un proprio significato. Sono colori precisi, ripetitivi che variano dai bianchi e dai neri, ai rossi al marrone della terra, al colore della carne. Attraverso un’attenta operazione compositiva danno vita a storie diverse che alla fine paiono sommarsi in un’unica certezza, il desiderio dell’autrice di guardarsi allo specchio e cogliere i segreti dell’io e della vita, o per lo meno di quanti di questi segreti possono avere una risposta. L’operazione artistica, in piena formazione evidenzia le potenzialità della Leonardo, sia nel percorso creativo sia nella scelta della tecnica dove si combinano gli effetti visivi dettati dall’attenzione alle forme espresse in un’attenta e moderna figurazione e dalla stessa tela grezza spesso utilizzata per dare spessore ed una sorta di “nudità” alle immagini. In questa complessità d’intenti l’artista mostra la propria voglia di fare che, unita ai mezzi espressivi, può guidarla verso risultati sempre più interessanti.

Gazzetta di Parma, aprile 2002

Anime in corso
Giovanna Bragadini

Vagano tra Gaughin e suggestioni etniche, toccano Klimt e Schiele, cercano nella pittura contemporanea ma infine perdono i riferimenti, questi volti dagli occhi grandi come uniche certezze sulle carni maltrattate dalla tela e dal colore. Sono anime sensuali e spirituali insieme, senza pudore chiedono ispirazioni o risposte mai svelando a chi è rivolto lo sguardo. Chiedono attenzione le donne che Monica ritrae per rappresentare, alla fine, sé stessa come in tanti specchi riflessa, regalandosi altre vite. E attraverso altre vite cerca il mistero della propria, insegue una sensualità desiderata imprimendo sui corpi e nei volti sfumature di esistenza, donando agli occhi fede e pace interiore.
Il rosso il bianco il nero. Rosso, l’energia e la passione. Nero, la profondità dell’anima. Bianco, illumina e purifica. Nero e rosso fusi nel marrone trovano equilibrio. Terra e cielo, marrone e bianco: dualità di compenetrazione e conflitto. Il pennello ricerca la pulizia del segno rifiutando il disegno, ottenendo immagini al limite del fotografico e creando sfumature “sporche” che diventano pulite nell’espressività. Sempre, la tela viene snaturata, poi accarezzata e restituita a sé stessa, in un gioco in cui l’oggetto amato viene distrutto e ricreato ancora.

Brochure mostra “Anime in corso”, 2001

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